La coscienza dipende dall’abilità del cervello di integrare informazione. La dimostrazione puntuale di questa ipotesi arriva da un lavoro di ricercatori italiani alla University of Wisconsin-Madison (i nostri migliori cervelli sono all'estero, chissà perché?!) pubblicato sulla rivista Science. La scoperta non si limita a far luce sulle basi neurologiche del pensiero cosciente, ma potrebbe contribuire allo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici contro malattie psichiatriche che colpiscono la coscienza, come la schizofrenia.
“Il sonno è la più familiare alterazione della coscienza – ha dichiarato Tononi – accade ogni notte a tutti noi: ogni notte, quando cadiamo nel sonno profondo la nostra coscienza si smorza”. Questo avviene soprattutto nella prima parte della notte mentre nell’ultima parte prevale il sonno “leggero” in cui sogniamo (fase REM), che può essere associato a esperienze coscienti. Ecco perché i ricercatori hanno deciso di concentrarsi sulla fase di sonno profondo.
In pratica ciò che sembra temporaneamente spento durante il sonno profondo è la capacità delle varie aree del sistema nervoso centrale di interconnettersi l’una con l’altra; ciò va a supporto dell’ipotesi di Tononi secondo cui la coscienza si basa sull’abilità del cervello di integrare l’informazione. In altri termini si potrebbe dire che la coscienza sorge quando varie regioni del cervello parlano tra loro.
Fonte: Massimini M et al. Breakdown of cortical effective connectivity during sleep. Science 2005;39
roberto blarasin, psicoBlogo
30 settembre 2005
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2 commenti:
Che meraviglia ma sto post è fantastico!! E' davvero interessante, sarebbe possibile approfondire? La ricerca suppongo sarà un po' più dettagliata... Facci sapere Doc.
Grazie, sono contento che ti sia piaciuto! Sarò contento di approfondire, stando attendo comunque a non diventare incomprensibile. Che bello, grazie ai commenti posso anche scegliere cosa approfondire e cosa tralasciare: così è molto più interessante!
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