30 dicembre 2005

Stress e Resilienza: implicazioni per Depressione e Ansia

Depressione, Ansia, Stress, Resilienza.

L’impatto fisico e psicologico dello stress e della conseguente risposta dell’individuo che fallisce nell’adattarsi o nel mostrare resilienza.
Lo stress può essere definito come la conseguenza di una sfida emotiva, fisica o chimica (stressor) che richiede all’organismo di adattarsi o di sopportare un blocco una tensione fisica o mentale. Se lo stress è il risultato di un fallimento nell’adattarsi a una sfida (stressor), allora esso può essere una causa di malattia. Studi hanno indicato che lo stress può provocare cambiamenti a lungo termine in molti sistemi neurochimici.
La resilienza è la capacità di riprendersi da uno stress. Da un punto di vista genetico, la resilienza è definita come la qualità che previene gli individui che sono a rischio genetico di cattivo adattamento e psicopatologia dall’essere colpiti da tali problemi.
La vulnerabilità allo stress e la resilienza individuale sono fattori complessi che influiscono sul decorso di depressione e ansia.

Fonte: Medscape Psychiatry & Mental Health

29 dicembre 2005

Psicoterapia Psicodinamica dei Disturbi dell’Umore

Psicoterapia, Depressione, Ansia, Umore.

E’ assodato che la psicoterapia cognitivo-comportamentale è efficace nella depressione. Ma quanto efficace è una psicoterapia psicodinamica per depressione e ansia? E quali pazienti possono trarne beneficio?
Secondo uno studio recente la psicoterapia dinamica è utile nel trattamento della depressione, ma non più delle altre psicoterapie. Per depressioni gravi, la psicoterapia combinata con la farmacoterapia sembra essere indicata. Da un’altra prospettiva, pazienti che già assumono farmaci quando si impegnano in una terapia psicodinamica a lungo termine migliorano più lentamente. Il miglioramento è più lento anche nei casi di pazienti con disturbi di personalità associati. Si può affermare, quindi, che essere in cura farmacologica e avere un disturbo di personalità sono segni di relativa resistenza al trattamento.

Fonte: Medscape

28 dicembre 2005

Harry Potter protegge i bambini dalle ferite

I traumi fisici nell’infanzia sono un fattore significativo di mortalità e morbilità. Esiste una variabilità stagionale nell’incidenza delle ferite, che aumentano durante i periodi con le giornate più lunghe, il tempo caldo e le vacanze scolastiche.
Ebbene, secondo un studio pubblicato dal British Medical Journal, sembra che le uscite dei libri di Harry Potter riducano l’incidenza di ferite traumatiche nei bambini. Molto meglio del Wrestling, sicuramente.
Gli scrittori di talento dovrebbero scrivere libri di qualità con il proposito di prevenire le ferite dei bambini!
Chissà che la R.O.S.P.A. (Royal Society for the Prevention of Accidents) e il C.A.P. (Child Accident Prevention) non lo prendano in considerazione.

26 dicembre 2005

Comunicare con genitori di bambini prematuri

Pediatria, Gravidanza, Parto.

Secondo uno studio del Journal of Perinatology, condotto su genitori di bambini prematuri, nonostante il ruolo del pediatra neonatologo nell’educazione parentale sia importante, i genitori identificano le infermiere come la fonte primaria di informazione.

Fonte: Journal of Perinatology.

23 dicembre 2005

Ipnosi: definizione dell'American Psychological Association

Ipnosi, Ipnoterapia
(adattata dalla definizione di Ipnosi dell’AMERICAN PSYCHOLOGICAL ASSOCIATION - Division 30 - Psychological Hypnosis)

  • L’Ipnosi e’ una procedura durante la quale un medico o uno psicologo suggerisce che il paziente faccia esperienza di cambiamenti nelle sensazioni, percezioni, pensieri o comportamenti;
  • tali cambiamenti vengono usati dal sanitario nel trattamento psicoterapico per problemi psichici, oltre che nel trattamento del dolore e di molti problemi psicologici che emergono in campo medico e odontoiatrico;
  • il contesto ipnotico e’ generalmente stabilito mediante una procedura di induzione che puo’ essere fatta con tecniche dirette ("convenzionali" o comunque esplicitate) o indirette ("conversazionali" e di utilizzazione);
  • le persone rispondono all’Ipnosi in modi diversi. Alcune persone sono altamente responsive nei confronti delle suggestioni ipnotiche e altre sono meno responsive.
    La responsivita’ influisce sulla profondita’ della trance raggiunta dal soggetto ma non inficia un lavoro psicoterapico svolto con il modello ipnotico;
  • le persone che sono state ipnotizzate NON perdono il controllo sul loro comportamento.

In aggiunta al suo uso clinico la trance ipnotica viene usata nella ricerca con l’obiettivo di conoscere meglio la natura dell’Ipnosi di per sè, cosi’ come il suo impatto sulle sensazioni, percezioni, apprendimento, memoria e fisiologia.

21 dicembre 2005

Neuroscienze cognitive: la memoria emotiva

Memoria, Emozioni

Gli eventi emotivi hanno spesso uno stato privilegiato nella memoria. I neuroscienziati cognitivi hanno iniziato a chiarire i meccanismi psicologici e neurali alla base dei vantaggi ritentivi dovuti alle emozioni. L’amigdala è la struttura cerebrale che media direttamente gli aspetti dell’apprendimento emotivo e facilita le operazioni della memoria in altre regioni, inclusi l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Le interazioni fra emozioni e memoria avvengono in vari stadi del processamento dell’informazione, dalla codifica iniziale e dal consolidamento delle tracce mnestiche fino al recupero a lungo termine.
Recenti sviluppi consentono nuove insights riguardo la riattivazione di associazioni emotive latenti e il richiamo di episodi personali del nostro passato.

Fonte: Nature Neuroscience

La paura inconscia influenza la consapevolezza emotiva di facce e voci

Paura, Coscienza, Processi inconsci

Il riconoscimento inconscio di espressioni facciali dimostra che due emozioni possano essere presenti insieme nel cervello, attraverso l’interazione di stimoli percepiti consciamente e inconsciamente.
E’ il risultato di uno studio condotto con un paziente con emianopsia e visione inconscia residua, attraverso la presentazione simultanea di espressioni facciali nel campo visivo intatto e nel campo visivo cieco e la misurazione del riconoscimento tramite attivazione del giro fusiforme, nell’amigdala e nel pulvinar (ad esempio, la congruenza emotiva tra stimoli visivi e uditivi aumenta l’attività dell’amigdala).
Lo studio dimostra che il riconoscimento della paura è prioritario e indipendente dalla consapevolezza. Ancor più importante, la paura inconscia dovuta al riconoscimento inconscio di un’espressione minacciosa rimane forte anche in concomitanza di espressioni facciali amichevoli o di una voce emotivamente amichevole della quale la persona sia consapevole.
Lo studio di come due emozioni possono essere insieme nel cervello, secondo me, può contribuire alla spiegazione del fenomeno della compresenza tipico dell'ipnosi.

Fonte: Proceedings of the National Academy of Sciences

15 dicembre 2005

Neuroscienze: il Fattore del Dolore Cronico

Dolore cronico, Diagnosi e terapia

La lesione dei nervi periferici attiva le cellule del midollo spinale chiamate microglia. Ma come fanno tali cellule a causare il dolore cronico che ne consegue? Sembra che esse rilascino una piccola proteina che interrompe la normale inibizione del segnale “dolore”.

Si chiama Fattore Neurotrofico Derivato del Cervello (BDNF). La scoperta potrebbe rappresentare un punto di svolta per diagnosi e cure dell'allodinia, percezione di un dolore dovuto a uno stimolo di per sè non doloroso.

Di norma sentiamo dolore in seguito a stimoli precisi sul nostro corpo. Gli stimoli dolorosi sono trasferiti da nervi periferici a nervi del midollo spinale che a loro volta li trasmettono al cervello, nei centri del dolore. Ma nei pazienti questa trasmissione è alterata, per cui ai centri del dolore arriva 'notizia' di stimoli che di per sè non sono affatto dolorosi. In questa alterazione intervengono cellule del sistema nervoso diverse dai neuroni, quelle che compongono la microglia. Ma i ricercatori finora non conoscevano i passaggi di questa trasmissione aberrante.

Il dolore cronico ha elevati costi sanitari e sociali e mancano tecniche diagnostiche precise, ciò che di fatto rende impossibile classificare il grado di malattia del paziente che lamenta dolore. Ma da oggi si potrà usare come riferimento la presenza di BDNF o altre molecole che si scopriranno coinvolte nella comunicazione tra microglia e nervi spinali. E' un bel passo in avanti.

Fonte: Nature, A Painful Factor

14 dicembre 2005

Fobia sociale e ormone della fiducia

Paura, Fobia sociale, Ossitocina

L’ossitocina, una sostanza chimica presente nel cervello, sembra favorire la fiducia riducendo l’attività e indebolendo le connessioni del centro della paura del cervello, l’amigdala.
I ricercatori hanno scoperto che nei soggetti che osservano immagini minacciose si innesca una forte attivazione dell’amigdala, ma anche che l’ossitocina attenua la comunicazione dell’amigdala con le altre regioni del cervello coinvolte nel meccanismo della paura.

Lo studio contribuisce a delineare il funzionamento neurofisiologico di malattie che coinvolgono la paura sociale, come fobia sociale, autismo ed eventualmente schizofrenia.
Dal mio punto di vista, dato che l’ipnosi agisce sull’amigdala, sarebbe interessante far osservare immagini minacciose a soggetti in trance ipnotica, magari durante suggestioni di fiducia e di protezione.

Fonte: Lindenberg et al., Journal of Neuroscience

06 dicembre 2005

I fibrili dell'Alzheimer in 3D

Demenze, Alzheimer

Un gruppo di ricercatori californiani e svizzeri in collaborazione ha risolto la struttura tridimensionale delle lunghe fibre che si accumulano nel cervello dei pazienti che soffrono del morbo di Alzheimer. La struttura rivela che le proteine che costituiscono i fibrili si legano l'una all'altra in maniera simile alle cerniere lampo.

"Adesso che siamo in grado di comprendere a livello atomico come si formano questi fibrili, - commenta Roland Riek del Salk Institute, principale autore dello studio - potremo sviluppare un test con un biomarcatore per diagnosticare il morbo di Alzheimer ai primi stadi, e magari anche nuovi farmaci per la sua cura".

La risoluzione della struttura dei fibrili potrebbe fornire indizi anche su altri disturbi degenerativi del cervello, come il Parkinson e la malattia di Creutzfeld-Jacob, dove i fibrili si sviluppano in seguito a cambiamenti errati nella forma strutturale delle proteine cerebrali.

Fonte: Proceedings of the National Academy of Sciences

05 dicembre 2005

Disturbi dell'Alimentazione, Condotte compensatorie

Le condotte di eliminazione (purging) - in particolare il vomito indotto -possono far parte di un disturbo separato rispetto alla bulimia, secondo una ricerca pubblicata nell’ International Journal of Eating Disorders.

Le pazienti con tale disturbo vomitano spesso ma non si abbuffano. Le interviste cliniche standardizzate per l’anoressia e la bulimia possono non individuare queste pazienti, perché esse sono di peso normale e non riportano episodi di abbuffate.
“Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV) – spiega la Dott.ssa Pamela Keel - la bulimia è caratterizzata dalle abbuffate, mentre le condotte compensatorie rientrano nella categoria del ‘Disturbi dell’alimentazione Non Altrimenti Specificati’. Tuttavia, ricerche recenti suggeriscono che il disturbo da condotte compensatorie possa essere più comune dell’anoressia e della bulimia considerate insieme. Inoltre le condotte compensatorie hanno conseguenza mediche gravi ed è imporante identificare questi pazienti”.
Secondo la ricerca, le donne con condotte compensatorie, sebbene mostrino un grado simile di gravità del disturbo alimentare, una immagine corporea disturbata e un comportamento alimentare rigidamente ristretto, presentano meno impulsività verso il cibo, meno impulsività in generale, meno fame e minore disinibizione alimentare. Non varia il tasso di remissione rispetto alla bulimia.

Fonte: International Journal of Eating Disorders, Novembre 2005

Disturbo maschile dell'erezione, Impotenza

Disturbo dell'erezione, Impotenza

Più della metà (63%) degli uomini che richiedono una terapia per un disturbo dell’erezione hanno uno o più disturbi psicologici associati, secondo uno studio condotto in Grecia dal Dr. Dimitrios Mallis e pubblicato sul Journal of Urology.
I disturbi psicologici più frequenti sono disturbo depressivo (25%), disturbo d’ansia (quasi il 12%), disturbo depressivo ansioso (7%), disturbi di personalità (6%), disturbo psicotico (4%) e il 10% rimanente con “altri disturbi”.
La durata e la gravità del disturbo dell’erezione non sono indici della probabilità di avere anche un disturbo psicologico né della gravità dei sintomi depressivi. Gli uomini che discutono del disturbo con il partner hanno sintomi depressivi meno gravi di chi è single.

Fonte: Journal oh Urology, Novembre 2005

04 dicembre 2005

Il contatto visivo fra neonati e genitori



Negli ultimi tre mesi del loro primo anno di vita, i neonati apprendono un compito estremamente importante per le interazioni sociali. Imparano infatti a seguire la direzione dello sguardo di un adulto, un passo che gli scienziati ritengono fondamentale per la comprensione del linguaggio. I neonati più abili a seguire lo sguardo altrui prima del loro primo compleanno, infatti, sono anche in grado di comprendere un numero quasi doppio di parole una volta raggiunti i 18 mesi di età.

Tre anni fa, i ricercatori Rechele Brooks e Andrew Meltzoff dell'Università di Washington avevano dimostrato che i bambini di 12-18 mesi guardano più facilmente verso un oggetto se un'altra persona si volgeva verso esso con gli occhi aperti anziché con gli occhi chiusi. "I bambini - commenta Brooks - imparano presto a guardare nella direzione in cui guarda un adulto. Non è un compito facile, specialmente in casa, dove ci sono molte distrazioni. Abbiamo scoperto che a nove mesi i bambini cominciano a farlo seguendo il movimento della testa. A dieci-undici mesi, seguono sia la testa che gli occhi. Gli occhi aggiungono un'informazione importante, e i bambini seguono la testa più facilmente se gli occhi sono aperti".

Fonte: http://www.uwnews.org/article.asp?articleID=13382

03 dicembre 2005

Prima cena dei bloggers marchigiani

Leggete il post su Blablog.