La lezione di Freud sul valore della scienza vale ancora oggi. Nei primi trent’anni del secolo scorso è difficile trovare una difesa della ragione e della scienza che abbia l’amara e accorata lucidità delle pagine scritte da Freud ne “L’avvenire di un’illusione” (era il 1927, lo stesso anno della pubblicazione di “Sein und Zeit” di Heidegger). La scienza umana - secondo Freud - ha impartito frustrazioni al genere umano (con Copernico l’uomo non è più il centro dell’universo; con Darwin non è più un essere distinto dagli altri animali; con la psicoanalisi ha perso l’illusione di avere il pieno controllo sulla propria mente) e per questo essa non è solo una forma di conoscenza, ma anche una continua, grande, lezione di vita:
“La scienza ha molti nemici dichiarati e un numero molto maggiore di nemici nascosti che non possono perdonarle di aver indebolito la fede religiosa e di minacciare di abbatterla. A suo biasimo viene addotto il poco che ci ha appreso e l’incomparabilmente superiore mole di ciò che ha lasciato nel buio. Ma si dimentica quanto sia giovane, quanto ardui ne furono gli inizi e quanto infinitamente piccolo è il lasso di tempo che è intercorso dal momento in cui l’intelletto umano si è fatto abbastanza forte per affrontare i suoi compiti (…). No, la scienza non è un illusione. Sarebbe invece un’illusione credere di poter trovare altrove ciò che essa ci può dare”.
“L’uomo si troverà certamente in una situazione difficile, dovrà confessare a se stesso la propria impotenza, la propria irrilevanza nella compagine dell’universo, cesserà di essere al centro della creazione, né sarà più l’oggetto delle tenere cure della benevola provvidenza. Sarà nella stessa situazione di un bambino che ha lasciato la casa paterna nella quale stava così protetto e comodo. Ma non è forse vero che lo stadio dell’infanzia è destinato a essere superato? L’uomo non può rimanere sempre bambino, deve alla fine avventurarsi nella “vita ostile”.”
“La voce dell’intelletto è fioca (a paragone della vita pulsionale), ma non ha pace finché non ottiene ascolto. Alla fine, dopo ripetuti, innumerevoli rifiuti, lo trova. Questo è uno dei pochi punti sui quali si può essere ottimisti per l’avvenire dell’umanità, ma non è un punto di poca importanza.”
02 febbraio 2006
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commenti:
ha perfettamente ragione
Posta un commento