19 agosto 2011

Stanford Prison Experiment

02 ottobre 2009

Psicopatia, comportamento antisociale e deficit nel riconoscimento della paura e della tristezza

ConfortoScimmiaBambinoNel suo lavoro pionieristico finanziato dal National Institute of Mental Health, Marsh e colleghi hanno esplorato come gli individui emotivamente freddi e insensibili tendano a mostrare un deficit cognitivo specifico: vale a dire, sono particolarmente poveri nel riconoscere e nel rispondere normalmente a espressioni facciali di paura (una "normale" risposta sarebbe l’interruzione dell’aggressione nei confronti di una persona spaventata o l’offerta d’aiuto). Curiosamente, il problema di tali individui non è relativo alle espressioni del viso in generale, in quanto riescono a decifrare espressioni di disgusto, rabbia, felicità e così via (al contrario di quanto accade a persone autistiche, le quali hanno problemi con quasi tutte le espressioni facciali di emozione). Piuttosto, è solo l'espressione della paura (e, in misura minore, della tristezza) che le persone con diagnosi di disturbo antisociale non riescono a inquadrare correttamente. Ciò spiega le persistenti tendenze antisociali, vale a dire, "un comportamento che viola i diritti e il benessere degli altri o infrange importanti regole normative."

Tratto da: Il problema con gli psicopatici: la paura non è un deterrente.

29 settembre 2009

Cosa l’Intelligenza Emotiva NON è

Dell'intelligenza emotiva si affermano molte cose che in realtà con l’intelligenza emotiva hanno poco a che vedere. Gli articoli giornalistici hanno spesso equiparato l’intelligenza emotiva ad altri tratti della personalità. L'intelligenza emotiva, tuttavia, non è la gradevolezza e non è l’ottimismo. Non è la felicità. Non è la calma. Non è la motivazione. Queste qualità, anche se importanti, hanno poco a che fare con l'intelligenza, poco a che fare con le emozioni, e quasi nulla a che fare con la reale intelligenza emotiva. Anche alcuni psicologi hanno confuso l'intelligenza emotiva con tali qualità personali. John D. Mayer e colleghi hanno consigliato, in un recente articolo di American Psychologist:

... gruppi di tratti di personalità ampiamente studiati, comprendenti le motivazioni come la necessità di realizzazione, i concetti riferiti a sé come l'autocontrollo, i tratti emotivi come la felicità e gli stili sociali come l'assertività dovrebbero essere chiamati per quello che sono, piuttosto che essere mescolati in assortimenti a casaccio che poi vengono inclusi nell’intelligenza emotiva (p. 514).

Un altro equivoco diffuso circa l’intelligenza emotiva è che essa sia il miglior predittore di successo nella vita. EI non è certo il miglior fattore di predizione del successo nella vita - come è stato suggerito una volta sulla copertina della rivista TIME negli Stati Uniti. John D. Mayer e colleghi non hanno mai affermato una cosa del genere. Tale concezione sbagliata è nata tra il 1995 e il 1998 da una raffica di resoconti giornalistici basati su malintesi circa le scienze psicologiche.

Tratto da: What Emotional Intelligence Is Not

31 agosto 2009

Windows Live Writer – Post di prova

RobXSito229171

Sono incuriosito da Windows Live Writer e lo sto provando sul mio blog di psicologia. Ne ho sentito parlare su LifeHacker.

Posso inserire delle mappe:

Immagine mappa
Funziona?
Problemi? No

 

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21 agosto 2009

Predire il comportamento suicidario - Evidenze a favore della teoria psicologica interpersonale


La teoria psicologica interpersonale del comportamento suicidario (T. E. Joiner, 2005) predice che 1) la percezione di essere un fardello per gli altri e la percezione di essere socialmente distanti dagli altri instillano il desiderio di morte e che 2) la persona non metterà in atto tale desiderio di morte a meno che non abbia sviluppato la capacità di portarlo a termine. Tale capacità si sviluppa attraverso l'esposizione e la conseguente abituazione a esperienze dolorose e spaventose; essa è necessaria per superare le potenti forze di auto-preservazione.
Gli studi dimostrano che tali indici di predizioni sono migliori di altri indici quali età, sesso biologico, stato civile, etnia, storia familiare di suicidio, storia familiare di depressione, storia familiare di disturbo bipolare, diagnosi di depressione o disturbo bipolare attuale e passata, sintomi depressivi correnti, mancanza di speranza (hopelessness), diagnosi di disturbo di personalità borderline.

PsycNET - Display Record

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Effetti della Depressione Post-partum sul bambino in relazione al coinvolgimento sociale e alle reazioni allo stress


Depressione e ansia della madre nell'anno successivo al parto hanno un effetto negativo sul bambino, relativamente alle capacità di coinvolgimento sociale, alla regolazione della paura e alle risposte allo stress.
I neonati di madri depresse hanno ricevuto punteggi peggiori rispetto agli altri in ognuno dei parametri: livello più basso di coinvolgimento sociale nelle interazioni con la madre; incapacità di autoregolazione nelle situazioni in cui vengono introdotte delle novità; agitazione e pianto più frequenti; maggior livelli fisiologici (cortisolo) di stress sia in situazioni normali che in situazioni stressanti.
La sensibilità della madre nei confronti del comportamento del neonato è la migliore protezione possibile contro gli effetti negativi della depressione e dell'ansia.
Questi studi sono importanti perché aiutano a comprendere che la depressione e l'ansia materna hanno effetto su determinati aspetti dello sviluppo del neonato e permettono di capire come agire al meglio dal punto di vista terapeutico.

"Maternal Depression and Anxiety across the Postpartum Year and Infant Social Engagement, Fear Regulation, and Stress Reactivity. "
Feldman R, Granat A, Pariente C, Kanety H, Kuint J, Gilboa-Schechtman E.
Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. 2009; 48:919-927.


Postpartum Depression Associated With Impaired Social Engagement And Physiological Stress Reactivity

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18 agosto 2009

Disturbo da Lutto Prolungato (Prolonged Grief Disorder): proposta di validazione psicometrica dei criteri per DSM-V e ICD-11


Il lutto è un'esperienza universale e la sua associazione con l'aumento di morbilità e mortalità è ben definita. Tuttavia, il dolore diventa una seria preoccupazione per la salute in una minoranza di casi. Per tali individui l'intenso dolore persiste, è invalidante e può soddisfare i criteri distintivi per un disturbo mentale. Al momento, il lutto non è riconosciuto come un disturbo mentale nel DSM-IV o ICD-10. L'obiettivo di questo studio è di determinare la validità psicometrica dei criteri del Disturbo da Lutto Prolungato (Prolonged Grief Disorder, PGD) per migliorare la rilevazione e il trattamento delle potenziali vittime a maggiore rischio di difficoltà e disfunzioni persistenti.

PLoS Medicine: Prolonged Grief Disorder: Psychometric Validation of Criteria Proposed for DSM-V and ICD-11

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Gli stereotipi sulla salute mentale nei film sono più crudeli che mai


Il punto chiave del report è che il pubblico riceve informazioni sulla malattia mentale principalmente dai film e meno dagli altri tipi di media. Una inchiesta YouGov commissionata per il report indica che il 44% del pubblico pensa che le persone con malattia mentale agiscano violentemente.
Il report mostra anche che, mentre l'industria cinematografica si assume la propria responsabilità nel fornire un ritratto accurato dell'omosessualità e del razzismo, la raffigurazione della malattia mentale continua ad essere basata sul pregiudizio.
Esistono alcune eccezioni, ad esempio "A beautiful mind" con Russell Crowe e "Some voices" con Daniel Craig.

Mental health stereotypes in the movies crueler than ever, new report claims | Time To Change

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17 agosto 2009

Schizo - Il film contro i pregiudizi sulla schizofrenia


Due filmati contro i pregiudizi sul legame fra malattia mentale e pericolosità sociale: "Schizo" e "Schizofrenico terrorizza i bambini ad una festa".
Online films | Time To Change

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Bambini con diagnosi di epilessia a rischio di problemi cognitivi


Bambini con un quoziente intellettivo normale prima della crisi epilettica possono sviluppare problemi di linguaggio, memoria, apprendimento e altro, secondo uno studio pubblicato qualche giorno fa su Neurology. Lo studio attesta l'importanza di uno screening per valutare eventuali problemi cognitivi nei bambini subito dopo la diagnosi di epilessia, in modo da consentire una pronta ripresa. Esiste infatti una finestra temporale di intervento che permette un pieno recupero delle funzioni cognitive. Lo screening è ancora più importante in caso id presenza di ulteriori fattori di rischio per problemi cognitivi: crisi multiple, uso di farmaci antiepilettici e segni precoci di epilessia nei tracciati elettroencefalografici.

Children with Newly Diagnosed Epilepsy at Risk for Cognitive Problems

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Ne vale la pena? No - Anedonia come sintomo centrale nella depressione


Una nuova ricerca indica che una diminuzione del desiderio del piacere può essere alla base di un sintomo centrale nel disturbo depressivo maggiore. La ricerca è in contrasto con l'idea precedente che coloro che soffrono di depressione non abbiano la possibilità  di godere dei benefici, pur avendone il desiderio.
L'anedonia, cioè la mancanza di motivazione nel ricarcare il piacere e farne esperienza, è uno dei sintomi primari del Disturbo Depressivo Maggiore. L'anedonia risponde meno bene a molti antidepressivi e permane anche quando altri sintomi sono in remissione. Secondo i ricercatori, indagare la dimensione motivazionale dell'anedonia, cioè il legame fra riduzione di dopamina e il processo di ricompensa nella depressione, può aiutarci a comprendere come l'anedonia risponda al trattamento.

Worth the effort? Not if you're depressed - VUCast: Vanderbilt University's News Network

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