Patient-centered care, Medical humanities, Narrative medicine.
Tratto e liberamente adattato da: Rita Charon, MD, PhD, Professor of Clinical Medicine and Director, Program in Narrative Medicine, Columbia University, New York, NY.
Alcuni studenti di medicina in Israele e una richiesta insolita: “Pensate a un paziente che vi abbia toccato emotivamente, che abbia evocato in voi tristezza, attaccamento, disperazione o amore. Scrivete una descrizione di ciò che è successo l’ultima volta che avete visto il paziente e siate preparati a leggere ad alta voce tutto ciò che avete scritto”. Al gruppo vennero dati 5 minuti per scrivere un paragrafo, una poesia o un dialogo con il paziente scelto.
Uno studente scrisse di un’anziana signora con una forma intrattabile di cancro gastrointestinale diagnosticato di recente. La signora era sola, la famiglia persa durante l’Olocausto e senza figli. Tre furono le sue richieste allo studente in medicina: “Siedi con me”, “Portami a fare una passeggiata all’aria aperta” e, infine, la richiesta più difficile, “Ascolta la mia autobiografia”. Lo studente esaudì le richieste.
Questa fu una richiesta molto particolare. Ma prendersi cura del corpo malato di una persona significa anche entrare in contatto intimo con l’intera persona, con le speranze, le paure, le forze e i sogni. Diagnosticare l’asma, il cancro, la demenza o l’alcolismo; accompagnare il paziente attraverso il miglioramento o il declino del corpo; tutto ciò significa accompagnare l’individuo e tutto ciò che tale individuo è nell’intimo di sé. Per questo è importante che il medico abbia l’opportunità di sviluppare la capacità narrativa di ascoltare le storie del paziente.
La “medicina narrativa” inizia negli sforzi verso la “patient-centered care” e le “medical humanities”. Il medico con competenze narrative diventa un testimone, non un giudice; un accompagnatore, non uno che interroga; un alleato e uno che porta cattive notizie.
Fonte: The Lancet.
19 gennaio 2006
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1 commenti:
Mi interesso di medicina narrativa da qualche anno e sono molto contento di vedere che se ne parla sempre di più. Sono uno psichiatra con spiccate velleità culturali, diciamo così. Un saluto e complimenti per il blog.
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