10 febbraio 2006

Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD): la salute mentale minata dei reduci americani


La guerra dentro.

Aiman Al Zawahiri, n.2 di Al Qaeda, nell’ultimo video trasmesso dalla televisione Al Jazeera, rivolgendosi a Bush: “Di chi sono i soldati che si suicidano a causa della disperazione? Nostri o vostri?”. Al Qaeda sa che il morale non costituisce solo un problema tra le truppe al fronte in Iraq ed Afghanistan, ma anche quando i soldati tornano a casa.

Il San Francisco Chronicle, domenica 29 gennaio, dedica un’inchiesta alla storia di James Blake Miller (The War Within, La Guerra Dentro), un marine rientrato da Fallujah da qualche mese, il quale l’anno scorso era diventato l’icona vivente della guerra in Iraq (nella foto che lo ritraeva, sporco ed insanguinato, con una sigaretta pendente dall’angolo della bocca). Oggi quel “Marlboro man” trascorre giorni difficili, provato da una grave forma di disturbo post-traumatico da stress.

La sua storia è simile a quella di altri 317 mila veterani trattati per lo stesso disturbo nel corso del 2005 dai Department of Veterans Affair Medical Centers.

Una ricerca del 2004 pubblicata dal New England Journal of Medicine su soldati e marines che hanno prestato servizio in Afghanistan e Iraq ha stabilito che il 18% delle truppe impiegate in quei teatri di guerra si ammala di disturbo post-traumatico da stress, depressione o stato d’ansia generalizzato. Soltanto il 40 per cento di costoro aveva ricevuto cure adeguate quando ancora era in servizio.

Il Dipartimento dei Veterans dichiara una serie di problemi di salute psichica ai quali sono esposti i militari impiegati nella missione Enduring Freedom. Intanto, perché il 94% dei soldati americani dichiara di esser stato fatto oggetto di fuoco nemico, l’86% di aver visto morti o feriti gravi in combattimento ed il 68% di aver visto americani morti o feriti gravi. Ancor più impressionante è che un soldato americano su due (il 48%) dichiara di esser stato responsabile della morte almeno di un nemico e che più di uno su quattro (il 28%) di aver causato la morte di civili. Anche la salute ed i comportamenti sessuali dei militari sono messi a dura prova dall’esperienza irachena.

Il servizio PTSD and Suicide (U.S. Department for Veterans Affairs) consiglia come prevenire le tendenze suicidarie proprie e dei commilitoni.

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