31 marzo 2006

Terapia farmacologica per pazienti depressi: dati aggiornati marzo 2006

Dr. Roberto Blarasin, Psicologo, Macerata

I risultati del più ampio studio statunitense sulla (sola) terapia farmacologica per la depressione mostrano che:
1) 1 paziente depresso su 3, fra quelli che precedentemente non avevano avuto sollievo dai sintomi assumendo farmaci antidepressivi (per un periodo di 14 settimane), ha una remissione completa dei sintomi assumendo un farmaco in più (dopo un periodo di altre 14 settimane);
2) 1 paziente su 4 ha una remissione variando farmaco antidepressivo (dopo un periodo di altre 14 settimane).

Nel primo caso, dopo il trattamento iniziale con citalopram, farmaco antidepressivo SSRI (agisce selettivamente sulla serotonina), i due farmaci aggiunti hanno avuto effetto simile nonostante le differenze nei loro meccanismi d’azione: bupropione (che agisce sulla dopamina) e buspirone (ansiolitico con debole potenziale antidepressivo).

Anche nel secondo caso, contrariamente a ciò che le ricerche precedenti suggerivano, dopo il trattamento iniziale con citalopram, i 3 farmaci usati successivamente avevano lo stesso effetto, nonostante le differenze nei meccanismi di funzionamento: sertralina (Zoloft, SSRI), bupropione, venlafaxina (Efexor, agisce sulla serotonina e sulla noradrenalina).

Secondo i ricercato, lo studio non consente di confrontare la strategia dell’aggiunta e quella della sostituzione. Inoltre, non sono ancora stati condotti studi relativi a chi non trova giovamento neanche nel secondo stadio della terapia farmacologia.

National Institutes of Mental Health: New Strategies Help Depressed Patients Become Symptom-Free
STAR*D (Sequenced Treatment Alternatives to Relieve Depression)

Intelligenza e cervello: sviluppo corticale

Dr. Roberto Blarasin
Psicologo Macerata



I giovani con un alto Quoziente Intellettivo presentano una corteccia cerebrale che si trasforma più velocemente della norma, diventando o più spessa o più sottile (secondo le scansioni effettuate con la risonanza magnetica funzionale, fMRI).

La corteccia cerebrale, soprattutto quella prefrontale, raggiunge la massima velocità di ispessimento durante l’infanzia, e raggiunge il massimo spessore più tardi rispetto ai coetanei con QI più basso. Ciò indica una finestra di sviluppo dei circuiti nervosi, relativi al pensiero di alto livello, più ampia. L'assottigliamento inizia durante la tarda adolescenza, probabilmente per l’indebolimento delle connessioni neurali non utilizzate (cioè per l'ottimizzazione del funzionamento).

Una conclusione, quindi, è che le persone con un QI più alto non hanno necessariamente un cervello di dimensioni maggiori; la differenza può essere nel modo in cui il cervello si sviluppa.

National Institutes of Mental Health: Cortex Matures Faster in Youth with Highest IQ

29 marzo 2006

Apprendimento e attenzione: nuovi studi nelle neuroscienze

Dr. Roberto Blarasin
Psicologo, Macerata

Apprendimento e attenzione. Ciò che apprendiamo ora può influenzare la nostra attenzione immediatamente successiva. Il nostro cervello continua a elaborare al meglio ciò che abbiamo imparato e di renderlo facilmente accessibile alla memoria futura. Gli studi neuroscientifici in questi campi possono molto utili anche per la psicoterapia e l’ipnosi, in particolare per la nuova ipnosi o ipnosi ericksoniana.

Link: Apprendimento durante la veglia.

Neomamme: la salute a 5 settimane dal parto

Secondo gli Annals of Family Medicine, le neomamme hanno bisogno di riposo e assistenza almeno nelle prime cinque settimane seguenti la nascita. A risentire di più della gravidanza sono le donne sottoposte a taglio cesareo e quelle che allattano.
Tra i sintomi più comuni lamentati da tutte le neomamme ci sono fatica (64 per cento), mancanza di energie e riposo al risveglio (50 per cento), disagio al seno (60 per cento) ridotto desiderio sessuale (52 per cento). Le mamme che hanno partorito con taglio cesareo lamentano inoltre dolore e non ristabilimento delle complete funzioni fisiche dall’operazione. L’allattamento invece è associato a fatica, dolore al seno, mal di schiena, costipazione ed emorroidi.

Uno studio pubblicato BMC Psychiatry mostra che, oltre alla depressione post-partum, la donna deve fare i conti con ansia e stress: una neomamma su dieci soffre di ansia e stress dopo il parto anche senza depressione.

Fonti:
McGovern P et al. Postpartum Health of Employed Mothers 5 Weeks After Childbirth. Annals of Family Medicine 2006.
Miller RL et al. Anxiety and stress in the postpartum: there more to postnatal distress than depression? BMC Psychiatry 2006.

Dr. Roberto Blarasin
Psicologo, Macerata

28 marzo 2006

Convegno sull'ipnosi a Macerata: rassegna stampa

22.03.2006
GoMarche
CONVEGNO A MACERATA: L'IPNOSI AIUTA LO SPORT?
Come migliorare i risultati delle attività sportive con l'ipnosi e con altre forme di allenamento mentale? A spiegarlo sarà il dottor Roberto Blarasin venerdì 24 marzo alle ore 21,00 presso la sala teatro dei Salesiani di Macerata.

23.03.2006
Corriere Adriatico
L’appuntamento a cura della Robur
Convegno su ipnosi e sport

24.03.2006
Il Resto del Carlino
Convegno “L’ipnosi nello sport”
Ne parla Blarasin al teatro dei Salesiani

27 marzo 2006

Imparare a parlare: iniziamo a 10 mesi

I bambini cominciano ad ascoltare e a imparare le prime parole fin dall’età di 10 mesi, ma apprendono solo le parole che designano gli oggetti che sono di interesse per loro, non per colui che parla.

“Ciò che abbiamo rilevato è che lo sperimentatore può guardare un oggetto, prenderlo in mano, e anche muoverlo, ma il bambino naturalmente assume che la parola che proferite sia associata al loro oggetto di interesse, e non all’oggetto verso il quale voi mostrate interesse”, ha spiegato Leftkowitz, docente di psicologia e direttore dell’Infant Lab della Temple University.

Fonte: LeScienze.

24 marzo 2006

L'etica della professione medica nel mercato della ricerca

Indagini e proposte sui rapporti fra medicina e industria farmaceutica.

I valori portanti della professione medica sono integrità, compassione, altruismo e competenza, secondo l’editoriale del Canadian Medical Association Journal; ma come è cambiata la professione medica negli ultimi anni?
La tradizionale figura del medico guardiano delle tradizioni, fortemente ispirato dall’esperienza accumulata sul campo, saggio e ottimo confidente è stata sostituita dal medico specializzato, continuamente aggiornato, ottimo scienziato, ma poco empatico rispetto al paziente. Il medico è anche un manager di se stesso e delle sue ricerche, perché l’ambizione è recuperare fondi per svolgere il proprio lavoro ed eccellere. I fondi sono privati e questo può anteporre i profitti alla salute della popolazione.

Cosa suggerisce l’American Board of Internal Medicine (ABIM) e l’Institute of Medicine (IoM): ad es. l’abolizione di regali ai medici da parte dell’industria; l’abolizione dei campioni di medicinali offerti in omaggio ai medici ed agli ambulatori, servono solo per innescare prescrizioni di farmaci nuovi che valgono meno di quelli tradizionali; i medici e i farmacisti che decidono quali farmaci utilizzare all’interno dei reparti ospedalieri non possono avere alcun rapporto con l’industria.

Fonte: Is medicine still a profession. CMAJ 2006;176:743.
Via: IlPensiero.it

22 marzo 2006

Ripensare la Salute delle Donne


Medicina di genere: valorizzare le differenze per una prevenzione e una cura su misura

Il Journal of the American Medical Association dedica il numero di questa settimana alla salute delle donne. Cinque anni fa la stessa rivista aveva, tra le prime, lanciato l’idea di promuovere ricerche sulla salute al femminile incitando i ricercatori a sottoporre articoli alla rivista. Da allora ad oggi alla rivista sono giunti 412 manoscritti in merito a ricerche condotte esclusivamente sulle donne.
La medicina ha sempre cercato di porsi, sia nella teoria che nella pratica, in modo neutrale rispetto al genere riconoscendo una specificità alle donne solo in relazione alla riproduzione, cosa che in passato ha contribuito alla costruzione del paradigma dell’inferiorità biologica e “naturale” delle donne.
Nell’editoriale Richard Grass illustra e commenta gli articoli pubblicati sull’ultimo numero della rivista sostenendo che i maggiori progressi nella ricerca, nella diagnosi e nella cura sono stati fatti nei confronti del cancro al seno, la più comune forma di carcinoma nelle donne seguita dal cancro ai polmoni (vedi anche Le donne vogliono sapere)
Vi è ancora poca attenzione invece riguardo alla salute cardiovascolare delle donne, tanto che anche nello stesso editoriale Grass ribadisce l’importanza di campagne di sensibilizzazione quali quella promossa ormai annualmente dall’American Heart Association: “Go Red for Women”.
La salute della donna, si legge nell’editoriale, è fondamentale perché essa ha implicazioni dirette anche su quella della famiglia (leggi anche “Donne e salute”, “Donne e depressione”).

Fonte: Women’s Health- advances in knowledge and understanding. JAMA 2006;295:1448-51

Efexor e farmaci generici

Nei report della Top Ten dei farmaci più venduti al mondo si legge:
Analizzando le vendite, si notano diversi farmaci da un miliardo di dollari e rotti, ma pochi sono i veri block-buster, al punto che il decimo farmaco in classifica – l’antidepressivo Efexor della Wyeth – vende “solo” per 3,8 miliardi di dollari. Il che significa che per quanto i nuovi medicinali siano efficaci ed abbiano successo, non riescono a ripianare il buco lasciato da quelli stravenduti, ma ormai passati tra i generici.

Chissà quanti farmaci generici vengono venduti!

Fonte: YahooNews
Psicologia Macerata

21 marzo 2006

ADHD: il blog di Douglas Cootey

La mente “scheggiata” di Douglas Cootey
ADHD: Superare disturbi neurologici con l’umorismo e l’atteggiamento giusto.

Un interessante blog in inglese per approfondire il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività dalla prospettiva di chi ne soffre e ha imparato a conviverci. Non troverete “ricette di pronta guarigione”; per fortuna trovate brillanti riflessioni personali, individualmente valide, senza alcuna pretesa di universalità.

Link: The Splindered Mind

Movimento, concentrazione, apprendimento

Ricercatori dell’Università di Chicago affermano che una gestualità spontanea (anche la ripetizione spontanea dei movimenti e degli atteggiamenti dell’insegnante), da parte di alunni delle elementari, ha un impatto positivo sull’apprendimento (della matematica, nella ricerca in questione); sia attraverso un’ottimizzazione della memoria necessaria per risolvere il problema, sia fornendo un’immagine supportata da un’azione che aiuta a comprendere e ricordare la lezione.
Un certo tipo di movimento può facilitare, invece che ostacolare, la concentrazione e l’apprendimento. Immobili è peggio.
Mi viene da pensare ai grandi pensatori Einstein e Darwin, il primo mentre suona il violino e il secondo mentre percorre a piedi il solito percorso; entrambi per favorire il pensiero.

Fonte: Journal of Cognition and Development

20 marzo 2006

Le donne vogliono sapere


Umberto Veronesi, “Le donne vogliono sapere”, Sperling & Kupfer, in uscita domani nelle librerie.
“La psiche ha un ruolo nel combattere la malattia, soprattutto oggi, che la guarigione non è un’utopia e la bellezza può restare integra o essere ripristinata senza conseguenze invalidanti”, Veronesi racconta gli ultimi 10 anni di progressi nell’affrontare il cancro con lo scopo di insegnare alle donne a conoscere e imparare a chiedere, anche ciò che a volte non viene proposto. “Ottenere un alto livello di coscienza è facile e non deve spaventare (…) oggi più che mai, proprio perché le notizie sono buone e numerose”. 90% di probabilità di guarigione se la neoplasia viene diagnosticata in fase precoce.

19 marzo 2006

Industria anti-invecchiamento


L'industria anti-invecchiamento (fattura ogni anno 56 miliardi di dollari) può mettere a rischio la salute dei pazienti. I rischi maggiori sono malattie cardiache e il cancro. Lo afferma l'autorevole rivista The Scientist, che ha pubblicato un servizio sulla clinica californiana California Healthspan Institute, specializzata nel curare l'invecchiamento con cure non riconosciute dalla medicina ufficiale e non sono sottoposte al controllo della Food & Drug Admistration, l'agenzia ufficiale americana che supervisiona gli alimenti e le medicine..
“Migliaia di persone muoiono dalla voglia di prendere medicine che assicurano il rallentamento della vecchiaia. I cittadini spendono milioni di dollari per prodotti che non esistono o che non sono riconosciuti dalla scienza. Spesso essi non sanno nemmeno quello che prendono”.

18 marzo 2006

Antidepressivi a bambini e adolescenti: aumenta il rischio di suicidio

Il suicidio è la terza causa di morte per la fascia d’età compresa fra i 10 e i 24 anni negli Stati Uniti. La depressione maggiore e le fasi depressive dei disturbi bipolare 1 e 2 sono associate alla maggiorparte dei suicidi. In pazienti con tali disturbi il tasso di suicidio è 20 volte più alto rispetto a quello della popolazione generale. Inoltre, il rapporto 5 a 1 fra tentati suicidi e suicidi (rispetto al 25 a 1 della popolazione generale) indica un intento suicidario reale più grave in pazienti con disturbi dell’umore. Il tema diventa particolarmente delicato in relazione alla terapia farmacologica per tali disturbi, data la tendenza dei farmaci antidepressivi ad aumentare l’ideazione suicidaria.

Nei bambini e adolescenti la terapia farmacologica a base di antidepressivi aumenta la probabilità di sviluppare pensieri e comportamenti suicidi. L’aumento è quasi doppio rispetto ai pazienti trattati con placebo. Lo afferma un'analisi di 24 studi precedenti pubblicata dagli Archives of General Psychiatry, riguardante 4582 pazienti trattati con 9 diversi farmaci antidepressivi o con placebo. Le diagnosi di partenza riguardavano depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo di ansia generale, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo d'ansia sociale.

La ricerca è stata effettuata dalla Food and Drug Administration (FDA), l'ente USA deputato al controllo dell'efficacia e della sicurezza dei farmaci. I dati FDA erano disponibili già da alcuni anni, ma erano stati finora tenuti sotto il più stretto riserbo. Dopo la valutazione di dati ancor più recenti e l’applicazione di definizioni più restrittive di suicidalità, la FDA ha concluso che la percentuale di rischio per la suicidalità è 1,95 volte più alta nei pazienti trattati con tutti i farmaci antidepressivi disponibili che nei pazienti trattati con placebo.

Tranchant Irving Kirsh, professore di Psicologia alla University of Plymouth: “Ci sono tre fattori da considerare: il rischio, il beneficio e le alternative. I benefici degli antidepressivi rispetto al placebo nei bambini non sono clinicamente significativi. D’altra parte, la risposta al placebo appare sostanziale. Ciò significa che si riescono ad ottenere gli stessi benefici con praticamente ogni trattamento. E allora perché sceglierne uno che può far aumentare il rischio di suicidio?”.

Fonti:
Baldessarini, M Pompili, and L Tondo Suicidal Risk in Antidepressant Drug Trials, R J.
Arch Gen Psychiatry. 2006;63:246-248
Hammad TA, Laughren T, Racoosin J. Suicidality in Pediatric Patients Treated With Antidepressant Drugs. Arch Gen Psychiatry 2006; 63: 332-39.

17 marzo 2006

Non più solo videogiochi: una visione molto ampia per comprendere il fenomeno

“I videogiochi fanno male? E’ quello che dicevano del rock’n’roll”, rispose tempo fa il creatore di Super Mario.
Così inizia l’articolo di oggi sul Corriere della Sera “Il videogame? E’ di famiglia. E i papà ora sfidano i figli. Ultima ricerca: i giochi insegnano a gestire il tempo; aiutano la socialità. Smentite le teorie sul “rincretinimento”.”

La ricerca in questione era stata pubblicata due giorni fa su Corriere.it (ne riporto un estratto in fondo a questo post) ma non vi sono i nomi degli autori e il linguaggio è troppo pubblicitario.

Ancora più interessante per me è stato trovare un altro articolo, sempre sul Corriere di oggi, che la dice lunga sull’impatto del videogioco come nuovo media: Videogiochi religiosi e preghiere online per conquistare i fedeli.

Ecco la ricerca:

Alcuni aiutano a gestire meglio il tempo e a misurarsi con il lavoro.
Adolescenti: imparare coi videogames

I videogiochi, come sostiene una ricerca inglese, possono essere uno strumento che aiuta l'apprendimento, proprio in virtù della loro complessità somiglianza con la vita reale. Questa la nuova ipotesi di una ricerca condotta dalla Brunel University di Londra durata tre anni.
Lo studio inglese ha riguardato in particolare RuneScape, gioco di ruolo online dall'ambientazione fantasy simile ai noti Warcraft e Everquest: mostrano nuovi punti di vista, per certi versi assimilabili al classico concetto pedagogico di «imparare giocando».
I ragazzi che per tre anni sono stati sotto osservazione, hanno dimostrato di aver sviluppato eccellenti capacità di gestione del tempo e un sano equilibrio fra svago e attività lavorativa. Il mondo di RuneScape prevede lo svolgimento di attività vitali per la sopravvivenza dei protagonisti. Il lavoro in miniera, o la costruzione di armi e
utensili da rivendere, sono ottime opportunità per migliorare la propria avventura, e spesso è necessario sfoderare smaliziate capacità di scambio, ricerca, vendita e inventiva. Non è tutto: il videogame offre anche la possibilità di nuove e inattese esperienze che sostituiscano i limiti di quelle reali, quando la quotidianità è limitata all'aula scolastica e al salotto di casa. Una giocatrice fa notare che fra le attività preferite del suo personaggio c'è quella di rilassarsi su un prato osservando i fiumi o le cascate, che «dal vivo» non ha mai potuto ammirare.
Il gioco è un'attività complessa, e il videogioco lo è molto di più, arricchito da tutte le opportunità del mondo virtuale, con i suoi scenari di fantasia o realistici, le sfide tortuose e l'impegno richiesto. Se poi si gioca online, come nell'esperimento, si scopre
un'intera comunità di appassionati con cui sviluppare rapporti umani.”


Link all’articolo completo: Adolescenti: imparare coi videogames.

Disturbi d'ansia: fattori di rischio genetici e ambientali

Fattori di rischio per disturbi d’ansia: simile negli uomini e nelle donne.

Ricercatori della Virginia Commonwealth University hanno condotto uno studio per spiegare la comorbilità del disturbo d’ansia, esaminando la struttura dei sottostanti fattori di rischio genetici ed ambientali.

Le diagnosi per 6 disturbi d’ansia ( disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da panico, agorafobia, fobia sociale, fobia per gli animali e fobia di tipo situazionale ) sono state ottenute durante interviste personali alle quali hanno preso parte più di 5.000 membri di coppie di gemelli maschio-maschio e femmina-femmina appartenenti al Virginia Adult Twin Study of Psychiatric and Substance Use Disorders.

Le influenze genetiche sull’ansia sono state distinte in 2 fattori genetici comuni tra i disturbi. Il primo ha avuto un peso più significativo nel disturbo d’ansia generalizzato, nel disturbo da panico e nell’agorafobia, mentre il secondo ha avuto maggior peso nelle due fobie, fobia di tipo situazionale e fobia per gli animali.
La fobia sociale era influenzata da entrambi i fattori genetici.
La struttura che sta alla base dei fattori di rischio genetici ed ambientali per i disturbi d’ansia è risultata simile tra uomini e donne.

I geni predispongono a 2 gruppi di disturbi suddivisi come ansia da panico, agorafobia, generalizzata da una parte e fobie specifiche dall’altra. Le restanti associazioni tra i disturbi sono spiegate da un unico fattore ambientale comune tra i disordini.

Hettema JM et al, Arch Gen Psychiatry 2005; 62: 182-189

Percezione del movimento biologico

Una percezione accurata delle intenzioni degli altri è essenziale per un successo relazionale in un ambiente sociale. Molte aree corticali che sottostanno a questo processo mostrano, tramite risonanza magnetica funzionale, risposte selettive a presentazioni statiche o dinamiche di facce e corpi umani. Uno studio pubblicato ieri su Neuron approfondisce la nostra conoscenza delle risposte neuronali al movimento biologico.
Marius Peelen e colleghi dell’Università del Galles a Bangor, tramite la risonanza magnetica funzionale, hanno scoperto che il nostro cervello distingue fra movimenti “biologici” e movimenti “non biologici” e attiva nel primo caso aree altrimenti silenti.
I ricercatori hanno fornito ai loro soggetti solo informazioni relative al movimento e non alla forma umana, mostrando su uno schermo un’animazione di pochi punti luminosi che mimavano un movimento umano di salto o di corsa. In altre sedute mostravano invece punti che seguivano le stesse traiettorie (ecco un esempio: BioMotionLab), ma senza essere disposti in un modo da suggerire l’analogia. Mentre in quest’ultimo caso si attivavano solamente le regioni destinate a identificare il movimento in generale, nel caso precedente entravano in funzione immediatamente anche le aree relative alla visione di corpi umani o facce, mobili o immobili che siano.
Secondo i ricercatori questi risultati mettono in evidenza quanto sia basilare nella nostra specie la funzione svolta dai rapporti sociali.

Fonte: Neuron

16 marzo 2006

Stimolazione magnetica transcraniale (TMS): corteccia prefrontale e comprensione delle azioni

La corteccia frontale è una regione cerebrale essenziale per la comprensione dell’azione altrui.

Chi è colpito da un ictus alla corteccia frontale, nel lobo sinistro, presenta difficoltà a parlare e/o a comprendere il linguaggio. Tali difficoltà hanno sempre reso difficile comprendere le capacità di questi pazienti di eseguire altri compiti, perché è impossibile stabilire se il fallimento in un compito comportamentale sia legato all’incapacità di svolgerlo o a un problema di comunicazione delle istruzioni. Per questo ancor oggi vi sono lacune nel quadro del ruolo svolto dalla corteccia frontale.

Lo studio di Gorana Pobric della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e di Antonia Hamilton del Dartmouth College supera queste difficoltà utilizzando la stimolazione magnetica transcraniale (TMS), che è in grado di “disattivare” per pochi istanti le funzioni cerebrali di specifiche aree, per verificare il ruolo della corteccia frontale in compiti non linguistici.
Nello studio i ricercatori hanno mostrato a dei volontari un video di una persona che solleva una scatola. I soggetti dovevano stimare il peso della scatola facendo attenzione alle azioni dell’attore nel video. In condizioni normali venivano date risposte corrette senza molti problemi; ciò non avveniva se, mentre veniva mostrato il video, veniva somministrata la stimolazione magnetica.

Fonte: Current Biology

Alzheimer: individuato il ruolo di una proteina legata ai deficit cognitivi

Le funzioni della memoria possono peggiorare con l’età e si crede che il deterioramento sia inizialmente dovuto a un cambiamento nelle funzioni sinaptiche piuttosto che in una perdita di neuroni; e che solo in seguito alcune persone presentino neurodegenerazione (malattia di Alzheimer). Uno studio pubblicato oggi su Nature, condotto da ricercatori della Johns Hopkins University e della University of Minnesota Medical School, presenta i risultati del tentativo di comprendere le cause del declino della memoria in assenza di neurodegenerazione e di placche beta-amiloidi. Essi affermano di aver individuato un fattore importante in una molecola deformata del cervello, una proteina che, se iniettata nel cervello di cavie sane, le fa ammalare a loro volta. L’ipotesi è che la proteina studiata agisca sulla memoria indipendentemente dalla perdita neuronale e dalla formazione delle placche e contribuisca ai deficit cognitivi associati all’Alzheimer.
La molecola incriminata è una forma particolare della molecola "beta-amiloide", già nota perché alla base delle placche che si diffondono nel cervello malato di Alzheimer o di altre malattie neurodegenerative.

Fonte: Nature

15 marzo 2006

Informazione scientifica: la prospettiva della Social Market Foundation

Condivido le raccomandazioni del pamphlet "Science, Risk and the Media: Do the front pages reflect reality?", pubblicato dalla Social Market Foundation, la quale accusa i media di "sensazionalizzare" la scienza pur di fare notizia, creando una confusione che porta spesso conseguenze deleterie per il pubblico:
- Giornali ed emittenti televisive e radiofoniche dovrebbero assumere più personale laureato in facoltà scientifiche.
- Scienziati e neolaureati dovrebbero essere incoraggiati a intraprendere carriere nell’informazione e le università dovrebbero offrire lauree scientifiche multidisciplinari che includano anche argomenti di etica.
- Gli esponenti politici dovrebbero avere un più alto grado di comprensione della percezione pubblica del rischio: i sentimenti di scelta e controllo giocano un ruolo importante nell’influenzare come il pubblico risponde allo sviluppo scientifico.

"Credo che i media dovrebbero essere molto cauti sul come riportare le evidenze scientifiche e devono essere certi che le persone capiscano che ci sono alcuni rischi riguardanti certe pratiche ma che spesso i dati riportati non sono definitivi", conclude Claudia Wood della Social Market Foundation. L’opuscolo include i punti di vista del Ministro della Scienza inglese, Lord Sainsbury, del capo del Dipartimento di etica della British Medical Association, Vivienne Nathanson, di David Ball, professore di Risk Management presso la Middlesex University, e di Vivienne Parry, Science Correspondent del Guardian.

Link: Social Market Foundation
Fonte: Il pensiero scientifico editore

14 marzo 2006

Stress psicologico causa di ischemia miocardica

Una nuova conferma che lo stress psicologico è un fattore di rischio grave per patologie cardiache arriva da uno studio pubblicato dal Journal of American College of Cardiology: l’ischemia miocardica indotta da uno stress mentale sarebbe più comune di quanto pensato sino ad ora.

David Sheps e colleghi hanno monitorato il flusso sanguigno cardiaco di 21 pazienti che immaginavano una situazione psicologicamente stressante. Tutti i pazienti soffrivano di problemi alle arterie coronarie, ma nessuno durante i test di stress fisico aveva mostrato i sintomi tipici dell'ischemia come, ad esempio, un forte dolore al petto. Durante i test di stress mentale, attraverso una particolare procedura di imaging i ricercatori hanno potuto verificare l’effettivo insorgere di uno stato ischemico, completamente silente.

I risultati lasciano pensare che lo stress psicologico lavori in maniera diversa rispetto allo stress fisico. Alcune ipotesi affermano che potrebbe avere degli effetti dei capillari sanguigni del muscolo cardiaco o sull’endotelio, lo strato più interno dei vasi sanguigni che aiuta il controllo delle risposte ai cambiamenti nel flusso sanguigno.

Numerosi studi dimostrano che l’ipnosi e la psicoterapia sono opzioni primarie nel controllo e nella gestione dello stress.

Fonte: Ramachandruni S, Fillingim RB et al. Mental stress provokes ischemia in coronary artery disease subjects without exercise or adenosineinduced ischemia. J AM Coll Cardiol 2006; 47:987-991.

Autoritratti di un pittore affetto da Alzheimer


Il pittore William Utermohlen ha voluto documentare il declino delle proprie facoltà a causa della malattia di Alzheimer e come esso si accompagna a un vissuto emotivo straziante tipico della malattia. La serie dei ritratti mostra un progressivo disfacimento del viso ritratto, a partire da poco tempo dopo la diagnosi di Alzheimer nel 1995 e il passaggio dal terrore e dell’isolamento alla rabbia, alla vergogna, alla confusione, all’angoscia e alla completa scomparsa dell’identità nel 2000. Lo stile pittorico del 73enne è divenuto più primitivo, sebbene l’uomo confidasse che non si trattava di una scelta. Nel suo ultimo tentativo di dipingere, William Utermohlen ha tentato invano di disegnare il suo viso, ma non è riuscito a fissare su tela altro che un ovale spruzzato di colori.

Fonte: Artist paints his struggle with Alzheimer’s. Newsweek.

Bambini e videogiochi: risultati dell’indagine “Minori in Videogioco”

Il 40% per cento dei ragazzi italiani gioca ai videogame fino a tre ore al giorno e la metà gioca da solo. Fra i dati emersi dalla ricerca:
– la fascia intermedia dei minori (14-15 anni) gioca di più, sia rispetto ai più giovani (11-13), sia rispetto ai più vecchi (16-18)
– le differenze di sesso circa lo strumento usato per giocare (pc, playstation, game boy...) sono molto meno marcate di quanto si prevedesse, invece il genere influenza di più il tipo di gioco preferito (i ragazzi preferiscono sport e combattimento, le ragazze avventura)
– i giochi di strategia e di ruolo sono preferiti dai più adulti (16-18 anni), mentre avventura e combattimento sono preferiti dai più giovani
– 1 ragazzo su 4 ha giocato on line con estranei ed alcuni di loro hanno poi incontrato le persone conosciute on line
– oltre il 5 per cento ritiene che non si crei mai dipendenza
– la maggioranza (47 per cento) ritiene che si diventa dipendenti giocando più di 6 ore al giorno
– il 14 per cento pensa che ci vogliano più di 10 ore al giorno per diventare dipendenti
– il 12 per cento ritiene che ci vogliano più di 14 ore al giorno.

“Il videogioco non è né buono né cattivo", ha ricordato Isabella Poli, direttore del Centro Studi Minori e Media, "l’importante è l’uso che se ne fa e quindi è necessario educare i ragazzi ad un uso responsabile del mezzo”.

Fonte: Ufficio stampa Centro Minori e Media 2006.
Via: Yahoo

Depressione post-partum (dopo il parto)

La depressione dopo il parto colpisce molte più donne di quanto si sia soliti pensare (circa 10 donne su 100) e si manifesta o dopo un mese dal parto oppure a distanza di 10-12 mesi dalla nascita del bambino. Uno dei segnali più importanti da tenere in considerazione è il vissuto di ansia e di tristezza della donna durante la gravidanza. Molte donne sottovalutano o nascondono questa “tristezza” per vergogna o per senso di colpa, negando così un problema che può essere risolto e che può avere conseguenze gravi anche per i neonati, i quali diventano soggetti a più malattie e possono sviluppare dopo qualche anno delle difficoltà emotive e intellettive.

Altri fattori di rischio sono una storia familiare di disturbi psicologici, episodi di depressione o di ansia prima della gravidanza, una relazione problematica con il partner, situazioni di vita stressanti (una percentuale elevata di donne con depressione post-partum è composta di donne manager) e la nascita di un bambino sottopeso o con problemi di salute.

La psicoterapia può avere un ruolo non solo curativo, ma anche preventivo, in particolare l'ipnosi prenatale (leggi questo articolo), senza dover ricorrere ai farmaci, i quali possono avere effetti collaterali sul feto.

La depressione post-partum è stato l’argomento della sesta puntata della rubrica Video Salute del Corriere della Sera online, con un intervista al professor Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di psichiatria dell'ospedale Fatabenefratelli, di Milano.

03 marzo 2006

Altruismo nei bambini e negli scimpanzè

I comportamenti altruistici sono estremamente rari in natura, al punto che alcuni teorici dell’evoluzione hanno proposto che fossero una prerogativa degli umani. Uno studio su Science mostra che i bambini di 18 mesi sono pronti ad aiutare gli altri a raggiungere un obiettivo in varie situazioni. Ciò implica una capacità di comprendere gli obiettivi altrui e una motivazione altruistica ad aiutare. Lo studio mostra, inoltre, che capacità e motivazioni simili, ma meno sviluppate, appartengono anche ai giovani scimpanzé.

Alcuni bambini sono stati posti di fronte ad un adulto sconosciuto che sta sistemando il bucato su uno stendino: se all'adulto cade una molletta i bambini si alzano spontaneamenete, e muovendosi come possono, cercano di afferrare la molletta per aiutare l'adulto. Inoltre, se l'adulto lancia deliberatamente la molletta a terra, il bambino non si cura di raccoglierla, come se comprendesse perfettamente che l'adulto non ne ha bisogno.

Fonte: Science “Altruistic Helping in Human and Young Chimpanzees

02 marzo 2006

Memoria: Stato mentale, Significato e Richiamo

Ricordare, richiamare alla memoria? Il fulcro è lo stato mentale in cui ci troviamo quando il dato viene acquisito (come mostra un test di prove mnemoniche effettuato monitorando l’attività cerebrale mediante un elettroencefalogramma).
A un gruppo di volontari è stato chiesto di concentrarsi su una serie di parole che comparivano a una a una su uno schermo, con la richiesta: 1) scegliere se la parola seguente dovesse rappresentare un oggetto animato o inanimato, oppure 2) se la prima e l’ultima lettera della stessa parola dovessero essere in ordine alfabetico o meno. Pochi minuti dopo, a sorpresa, agli stessi soggetti è stata presentata una seconda serie di parole, per ciascuna delle quali occorreva dire se fossero già ricorse nella precedente prova. I termini più ricordati erano quelli che erano stati preceduti da una scelta semantica (oggetto animato o inanimato), rispetto a una scelta puramente ortografica.
Ciò che il cervello sta facendo prima di assistere a un evento influenza il ricordo dell’evento stesso.

Fonte: Nature Neuroscience